LA “CULTURA” DEL PD? LO IUS CULTURAE

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LA “CULTURA” DEL PD? LO IUS CULTURAE
Ieri il Segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti, accompagnato da altri personaggi importanti del partito, si è presentato dal Presidente della Camera Fico, il quale è stato incaricato da Mattarella di verificare se possa esserci una nuova maggioranza di governo che parta dal perimetro di quella che ha sostenuto la seconda esperienza da Presidente del Consiglio di Giuseppe Conte. Il Presidente del Lazio ha illustrato a Fico quali sono le priorità dell’organizzazione politica di cui è Segretario Nazionale, sei punti, che di fatto costituiscono il solito programmino politico del sinistrume di governo. Tra questi non poteva assolutamente mancare la sostituzione dello Ius Sanguinis con lo Ius Culturae, vera e propria anticamera del vero desiderio della sinistra: lo Ius Soli. Ma cosa significa concretamente Ius Culturae? Vuol dire che un bambino straniero diventa cittadino italiano dopo aver svolto completamente uno o più cicli di studio, senza dover aspettare, come accade oggi, il compimento della maggiore età. Per la sinistra questo sarebbe un compromesso, perchè, come detto, il suo vero obiettivo è lo Ius Soli, ovvero, sulla scorta di quanto accade negli Stati Uniti e in Canada, legalizzare il fatto che un bambino sia cittadino italiano solo per il fatto di essere nato dentro i nostri confini nazionali.
Questo è ciò che vorrebbe la sinistra più estrema e anche quella più liberale, ma sarebbe, sondaggi alla mano, digerito male dagli italiani, ed è per questo che Zingaretti si è fermato alla richiesta di Ius Culturae, in attesa di tempi migliori.
Ma già se questa mediazione si realizzasse starebbe a significare una catastrofe: come può infatti qualche anno di scuola frequentato farti sentire parte di un popolo, di una Stroria, di una Tradizione se queste in realtà non ti appartengono? Dare luogo a ciò dopo qualche decennio vorrebbe dire cancellare definitivamente quella identità culturale e sostituirla con una pluralità di usi e costumi, proprio quello che vuole la sinistra, che si troverebbe, oltre a un potente bacino elettorale, anche un popolo smarrito e senza radici.
Un governo serio dovrebbe intendere la Cultura in senso nazionale, sociale e morale, come ambito di crescita dell’individuo e metodo di trasmissione di valori immortali, e non come un taxi per arrivare alla distruzione dell’italianità sotto ogni sua forma. Essere italiano è un privilegio da coltivare, non un’etichetta da mettere addosso a tutti indiscriminatamente. Italiani si nasce, non si diventa. Non abbiamo bisogno di italiani nuovi ma di migliorare quelli che lo sono per le leggi tradizionali del sangue e del suolo, a cominciare da chi, purtroppo, continua a governarci senza alcun mandato popolare.
 
Daniele Proietti, Responsabile Nazionale Dipartimento Cultura Movimento Sociale Fiamma Tricolore
 
 
 
 

 

 
 
 
 
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