Comuni sotto i mille: cambiano le regole elettorali?

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di Massimo Bosso

Non si verificheranno più casi come quello di Sambuco?

Nel piccolo centro della provincia di Cuneo, elettori 126 (centoventisei), nel 2007 si presentarono due liste composte esclusivamente da non residenti, non venne proposta nessuna lista locale ed avvenne un caso anomalo: votarono in cinque, stante la presenza di due liste non era necessario il quorum del 50%+1 e la lista Alternativa dei Cittadini, con ben 4 voti a favore, conquistò il comune, mentre il solo voto andato al Partito Pensionati portò a questi i 4 seggi di minoranza. Qualcosa di simile è successo nel 2020 a Carbone (PZ), anche in questo caso nessuna lista locale e la lista Onesti e Liberi con 78 voti su 1033 elettori elegge il sindaco, nemmeno residente in regione, sindaco che si dimette dopo pochissimi giorni, il caso balza agli onori della cronaca nazionale e attira l’attenzione di Striscia la Notizia che su questo argomento manda in onda un serie di servizi, intervistando anche gli autori del libro M’imbuco a Sambuco, cioè il sottoscritto e Gabriele Maestri, esperto di simboli e sistemi elettorali e persona non appartenente alla nostra area politica.  Il volumetto, infatti, racconta delle vicissitudini di queste liste, formate da persone non residenti, che si presentano nei piccoli comuni del Piemonte. Come è possibile questo? La legge n. 81/1993 (quella che ha introdotto l’elezione diretta del sindaco e il ballottaggio per i comuni superiori), decise di eliminare il requisito della sottoscrizione delle liste nei comuni minuscoli, lo fece per ragioni ben precise: in centri così piccoli era difficile raccogliere anche solo poche firme, anche solo perché i residenti potevano provare diffidenza verso proposte elettorali nuove o temere di rovinare rapporti all’interno del paesino, se avessero aiutato a presentarsi una lista che sarebbe risultata perdente. Con il tempo, prima timidamente poi in maniera sempre più massiccia, questa opportunità venne sfruttata da molti, non solo in Piemonte ma anche in altre regioni, in particolare Molise, Abruzzo e Lazio, alcune liste erano riconducibili a formazioni politiche esistenti, chi scrive, ad esempio, è stato eletto consigliere a Quinto Vercellese nel 2001 e nel 2006, con la lista Fiamma Tricolore, ma in alcuni casi è stata utilizzata per ottenere licenze elettorali, garantite ad alcune categorie di lavoratori.  E’ probabilmente questo che ha spinto il Senato riprendere alcune proposte presentate nel corso degli ultimi due anni ed ad approvare due emendamenti presentati al decreto elezioni, in pratica vengono introdotte le sottoscrizioni anche per i comuni con meno di 1000 abitanti, dividendoli in tre fasce : fino a 500 (5 firme), da 501 a 750 ( 10 firme), da 751 a 1000 ( 20 firme), questo rende di fatto impossibile la presentazione di liste da parte di chi non ha un minimo di radicamento in loco. Inoltre in caso di unica lista il quorum viene ridotto al 40% e non saranno considerati, al fine del raggiungimento del quorum, gli elettori iscritti all’AIRE, cioè residenti all’estero che in alcuni comuni del centro Italia sono molti e rendono quasi impossibile il superamento del 50% dei votanti visto che difficilmente uno parte dall’Australia per venire a votare per il Sindaco. Cosa dire? Il provvedimento, che ancora deve passare alla Camera e quindi potrebbe subire modifiche, pare avere una sua logica, anche se priverà alcuni comuni della presenza della minoranza consiliare visto che in molti casi si presenterà una sola lista.

Chi volesse approfondire può leggere l’articolo sull’argomento di Gabriele Maestri a questo link http://www.isimbolidelladiscordia.it/2021/05/sotto-i-mille-verso-la-rivoluzione-di.html

 

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