Reddito di cittadinanza, si o no?

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di G. Ciarcia

Era il 1995 quando il nostro Movimento Sociale Fiamma Tricolore con alla sua guida l’indimenticabile Pino Rauti parlava di un salario minimo di inserimento sociale per tutti i giovani in attesa di occupazione a partire dal raggiungimento del diciottesimo anno di età impegnandoli in lavori civilmente e socialmente utili predisposti da un’agenzia statale articolata in strutture regionali.
Una proposta di legge lanciata tramite raccolta firme e presentata poi nel programma elettorale del 1996. Allora non c’era il Movimento 5 stelle che nulla ha da insegnarci in termini di socialità, ma che molto avrebbe da imparare.
Oggi assistiamo in Italia ad una “destra thatcheriana” che a pochi giorni dalla vittoria elettorale torna a tuonare di anti-socialità contro il reddito di cittadinanza – e sono già in corso le operazioni di abolizione di tale decreto – una destra convinta che le sorti dell’Italia verranno salvate andando a colpire gli ultimi della società e effettuando tagli alla spesa pubblica ergo alla spesa sociale.
Una destra che indubbiamente ha trovato ad oggi il consenso della Nazione, ma come a suo tempo lo trovarono i vari Berlusconi, Renzi, Salvini, Di Maio; comunque una destra che per quanto ci riguarda può riuscire a vincere oggi contro la sinistra, specialmente quando la sinistra è diventata un tutt’uno con i potentati internazionali, ma che non spaventerà certamente la sinistra a lungo andare.
Le forze politiche della sinistra, avranno tutto da guadagnare in termini futuri di fronte a una destra dal linguaggio assolutamente conservatore e reazionario.
Questo è quello che vanno cercando.
Una destra appiattita sul terreno dell’ anti-socialità è solo quello che può sperare la sinistra.
Oggi stravincente e plaudita dalla borghesia benpensante, questa destra finirà per riconsegnare il Paese al suo avversario non tra molto.
L’unica “destra” (termine che poco ci convince ma talvolta utilizzato convenzionalmente anche da noi per semplificare) che può spaventare le forze della sinistra e della sinistra radicale è solo la cosiddetta “destra sociale” che preferiamo più correttamente definire alternativa nazionalpopolare, è il linguaggio della “terza via”.
Dobbiamo sopportare questa politica divisa tra chi mira a mantenere nella maniera attuale il reddito di cittadinanza non dando però altro sbocco futuro alle persone, e che su questa promessa ha realizzato le proprie fortune elettorali, e chi in maniera peggiore mira ad una abolizione tout court di questa riforma emergenziale necessaria.
La proposta ideata a suo tempo dal nostro Segretario rappresenta tutt’oggi una valida alternativa, ma le idee dei “giganti” non possono essere recepite dai “nani”.

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