Difesa della famiglia, difesa della società

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di D. Proietti

Vivere all’interno della società di oggi, i cui destini sono retti da persone che hanno abbracciato le tesi del progressismo più radicale, può rivelarsi estremamente difficile.
Infatti, in un contesto simile, che potremmo definire “malato” dal punto di vista etico, morale e spirituale, affermare la verità diviene un atto rivoluzionario. L’intento, ormai chiaro, è quello di fare di tutto per destrutturare le società occidentali. La famiglia, che rappresenta un pilastro di tali società, si ritrova ad essere quindi uno dei maggiori bersagli di tale strategia. Oggi lo vediamo compiutamente.
Infatti, persino dichiarare ciò che non andrebbe neppure detto in quanto è cosa ovvia, ovvero che i figli devono avere un padre e una madre, e che altri tipi di nuclei familiari contraddicono il senso stesso della presenza dell’uomo sulla Terra, è visto oggi, dai censori del politicamente corretto, dai difensori a oltranza di quelle che numericamente sono minoranze ma incidono tantissimo nei meccanismi più alti della struttura sociale italiana, europea e mondiale, come qualcosa non solo di riprovevole, ma come un vero e proprio pericolo da reprimere in ogni modo.
La paura più grande di coloro che hanno costruito questa grande impalcatura mediatica, politica e culturale, che evidentemente, come un albero senza radici, non poggia su nessuna base umana prima che divina, è che qualora le voci che affermano l’ovvio si moltiplicassero tutto il loro castello di sabbia crollerebbe, e, chissà, un domani qualcuno potrebbe ritenere costoro responsabili degli effetti della loro propaganda sulle giovani generazioni, incolpevoli e costrette ad assistere inermi allo sfacelo, al sistematico sradicamento di ogni certezza, allo scardinamento, in ultimo, dell’unico modello di famiglia possibile, realistico ed immaginabile.
Ascoltare scrittrici, piuttosto che donne che hanno responsabilità politiche importanti, mentre usano le rispettive casse di risonanza per veicolare messaggi tanto verbalmente violenti contro chiunque non si pieghi alla loro autodichiarata superiorità culturale serve a capire il clima d’odio nel quale siamo stati catapultati.
Un avvelenamento dialettico a sfavore della possibilità di un confronto sui temi che i progressisti, in cuor loro, sono consapevoli di perdere. Ecco perché fanno di tutto per evitarlo, alzando la voce per non abbassare lo sguardo e vedere una realtà che, per quanto narrata a piacimento e, a volte, artatamente manipolata, non smette di raccontare l’ovvio.
Quell’ovvio per l’affermazione del quale non smetteremo di batterci, al fine di evitare una catastrofe di cui oggi, malgrado tutti gli sforzi dei ” decostruttori”, riusciamo a vedere solo i contorni.

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