di Daniele Proietti
In questi mesi, volenti o nolenti, siamo stati costretti, sia dagli accadimenti e sia da un sistema economico, politico e sociale che non è stato capace di affrontarli degnamente e attuando le giuste misure, che, in uno Stato nazionale, sociale e popolare, avrebbero dovuto prevedere una risposta autarchica che passasse per la produzione di un vaccino italiano i cui proventi andassero nelle casse dello Stato, e, inoltre, da una vera e propria dichiarazioni di guerra nei confronti delle lobby farmaceutiche che, sulla pelle di tutti, stanno stringendo accordi milionari con entità ultracapitaliste come gli Usa e l’Unione Europea, ossia la gabbia liberista che impedisce all’Europa di ritrovare il suo ruolo storico e la sua autentica identità, a sperimentare un tipo di società ibrida, in cui l’essere umano viene spersonalizzato e diventa un numero, un codice, un nome su Meet o un indirizzo mail su Classroom.
Ci si sta disabituando alla condivisione vera, che non può avvenire su un social ma si verifica incontrandosi faccia a faccia.
Il pericolo è che l’emergenza si trasformi in normalità, e, con il passare del tempo, ci si dimentichi del “vecchio mondo”, e, con generazioni sempre più “digitalizzate”, ci si tuffi definitivamente in un ” nuovo” dai contorni sempre più oscuri.
Come evitarlo? Cavalcando la tigre, e cercando di usare questi nuovi strumenti per i nostri scopi, ricostruendo un tessuto di militanza cosciente che viva nel presente, sia proiettata al futuro, ma non dimentichi mai che il passato non è qualcosa che muore col tempo, ma il punto di partenza al quale dobbiamo sempre fare riferimento e del quale avere rispetto, attingendovi continuamente ricette eterne che nessuna forma di progresso potrà cancellare.
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