Presidenziali francesi.

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di Massimo Bosso

Si é é svolto domenica 24 aprile  il turno di ballottaggio per le presidenziali francesi, il presidente uscente, Emmanuel Macron ha ottenuto il 58% dei voti mentre la sfidante Marine Le Pen ha preso il restante 42%, per avere un quadro dei risultati pubblichiamo di seguito la tabella completa anche con il primo turno: 

Candidati

Liste

Primo turno

Secondo turno

Voti

%

Voti

%

Emmanuel Macron La République En Marche

9.783.058

27,85

18.779.641

58,54

Marine Le Pen Rassemblement National

8.133.828

23,15

13.297.760

41,46

Jean-Luc Mélenchon La France Insoumise

7.712.520

21,95


 
Éric Zemmour Reconquête

2.485.226

7,07


 
Valérie Pécresse I Repubblicani – Soyons libres

1.679.001

4,78


 
Yannick Jadot Europa Ecologia I Verdi

1.627.853

4,63


 
Jean Lassalle Résistons!

1.101.837

3,13


 
Fabien Roussel Partito Comunista Francese

802.422

2,28


 
Nicolas Dupont-Aignan Debout la France

725.176

2,06


 
Anne Hidalgo Partito Socialista

616.478

1,75


 
Philippe Poutou Nuovo Partito Anticapitalista

268.904

0,77


 
Nathalie Arthaud Lotta Operaia

197.094

0,56


 
Totale

35.132.947

100

32.077.401

100

Schede bianche

543.609

1,51

2.228.044

6,35

Schede nulle

247.151

0,69

790.946

2,25

Votanti

35.923.707

73,69

35.096.391

71,99

Elettori

48.747.876


 

48.752.500


 


Mai come questa volta i partiti tradizionali sono usciti sconfitti, i neo gollisti fermi al 4,78%, i socialisti al 1,75, meno del Partito Comunista che prende il 2,28%.

Il cartello elettorale di Macron, La République En Marche, é nato nel 2017 proprio in occasione delle presidenziali di cinque anni fa, il terzo classificato al primo turno, Jean-Luc Mélenchon, che ha ottenuto un ottimo 21,95% e che ha rischiato di andare al ballottaggio era sostenuto da La France Insoumise, un movimento politico di sinistra e sinistra radicale, lanciato il 10 febbraio 2016, già nel 2017 aveva ottenuto il 19,6% ed é facile immaginare che qui siano finiti i voti del Partito Socialista che per anni é stato uno dei protagonisti della politica francese.   Molto staccato troviamo Éric Zemmour con Reconquête, partito fondato il 5 dicembre 2021 e quindi al debutto, etichettato come “estrema destra” , sostiene una forte politica anti-immigrazionista portando ad una riduzione del numero di immigrati, la de-islamizzazione, la sicurezza attraverso la nuova legislazione sulle espulsioni, un miglioramento dei livelli di istruzione pubblica con una revisione del sistema universitario, minori tasse per i francesi più modesti, nonché una maggiore competitività economica. Parlando alla manifestazione di fondazione, Zemmour ha promesso di “ridurre l’immigrazione quasi a zero”, di espellere le persone che hanno chiesto asilo senza successo e gli immigrati illegali, nonché la fuoriuscita della Francia dalla NATO. Il risultato ottenuto, considerando la forte concorrenza della Le Pen é senza dubbio lusinghiero.  E’ facile immaginare che al secondo turno i voti di Zemmour siano finiti alla Le Pen, che comunque ha recuperato 5.164.000 elettori rispetto al 10 aprile, peraltro con uno strano dato che la vede vincente nei territori di oltre mare, dove al primo turno aveva invece vinto Mélenchon.

La storia politica della Le Pen é indubbiamente legata a quella del padre, Jean-Marie, deputato dell’Union et fraternité française di Pierre Poujade negli anni ‘50 e fondatore nel 1972 del Front National, il partito di destra francese che ha come simbolo la fiamma tricolore, concessa da Giorgio Almirante, con ovviamente il verde sostituito dal blu.  Il Front National negli anni 80 aveva dato vita alla Euro Destra con il MSI.-DN ed un piccolo movimento ellenico, in seguito anche in Belgio venne fondato un movimento con lo stesso nome e simbolo (con i colori della bandiera belga) che operava nella parte francofona della nazione. Jean-Marie Le Pen ed il FN avevano già ottenuto buoni risultati elettorali, specialmente nelle elezioni per il Parlamento Europeo che si svolgevano con il sistema proporzionale, mentre in quelle nazionali venivano penalizzati dal maggioritario a doppio turno.  Nel 2002, a sorpresa, Le Pen va al ballottaggio per le presidenziali con il 16,86% dei voti contro Chirac che aveva ottenuto il 19,88%, al secondo turno tutti si coalizzano contro di lui e finisce 83 a 17.  La svolta nel FN avviene nel 2011 quando viene eletta presidente Marine Le Pen, all’epoca eurodeputata, da subito ha preso le distanze con il mondo della destra identitaria, rappresentata a livello europeo dall’Alleanza Europea dei Movimenti Nazionali, per esistere come partito, infatti, doveva avere la firma di un certo numero di rappresentanti eletti, mentre Jean-Marie e l’altro europarlamentare del FN, Bruno Gollnish aderiscono fino a fine legislatura, 2014, in seguito su pressioni della Le Pen dovranno togliere l’adesione per ottenere la ricandidatura, Gollnish ha partecipato come ospite al Congresso Nazionale del Movimento Sociale Fiamma Tricolore del 2004, nel 2019 non é più stato ricandidato.  Jean-Marie Le Pen nell’agosto 2015 è stato espulso dal partito che aveva fondato e guidato per decenni Nel 2018 il FN cambia nome e diventa Rassemblement National cominciando un percorso di avvicinamento al centro, in seno al Parlamento Europeo i deputati eletti sono nel gruppo Identità e Democrazia, gruppo al quale appartengono anche gli europarlamentari della Lega.   Tornando al voto del 24 aprile pare evidente che intorno al RN ed alla sua leader ci sia un forte consenso popolare, ben 13 milioni di voti, pare altresì evidente che come nel 2017 si sia messa in moto la macchina dell’antifascismo militante, nonostante il processo di dediabolisation messo in atto dal RN, questo ha spinto sicuramente molti elettori di sinistra a scegliere Macron, pur se lontanissimo dalle loro ideologie, forse dal punto di vista della politica economica più vicine a quelle del Rassemblement.  Dal nostro punto di vista sicuramente non ci rallegriamo per la vittoria di Macron, tra i due era preferibile quella della Le Pen, anche se mai si è dimostrata amica o vicina al nostro mondo, come lo erano invece il padre e Bruno Gollnish, non ci stracciamo quindi le vesti per la sua, prevedibile anche se onorevole, sconfitta.


 

 

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