Discriminazione contro le donne nel mondo del lavoro

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di Maria Concetta Ingala

Tra le questioni urgenti che si pone l’attuale Governo Meloni, per la prima volta nella storia della Repubblica a guida rosa, non figura la lotta alle discriminazioni sul lavoro femminile.

Spesso il lavoro della donna, in particolare nella nostra nazione, a tutt’oggi non sempre è riconosciuto a livello salariale e di etica del lavoro. La donna lavoratrice è discriminata, viene spesso considerata un animale da fatica, un lavoratore di serie b sottopagato ed in prima fila ad essere licenziato o demansionato, magari dopo una maternità.

In tanti colloqui di assunzione nel settore privato, viene spesso chiesto se singola o coniugata con figli ed in tanti contratti figurano esplicitamente o vengono chieste direttamente le dimissioni ove la lavoratrice dovrebbe affrontare una gravidanza.

Superato lo scoglio dell’assunzione, a parità di mansione la donna ha di media il 20% in meno in busta paga, come puntualmente riportato da una ricerca dell’Organizzazione internazionale del lavoro condotta su 70 nazioni..
La discriminazione lavorativa sulle donne non si ferma mai, le donne sono spesso viste, in particolari ambienti lavorativi, come oggetto sessuale attraverso molestie ed “attenzioni” che, se non gradite, a volte sono l’anticamera del licenziamento o comunque dell’emarginazione anche da parte delle altre “colleghe”.
Da indagine ISTAT aggiornata al 2016, sono un 1.404.000 le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Rappresentano l’8,9% per cento delle lavoratrici attuali o passate, incluse le donne in cerca di occupazione.
Le molestie sessuali utilizzano il corpo della donna come merce di scambio, con la richiesta di una disponibilità sessuale in cambio della concessione di un posto di lavoro o di un avanzamento.

Eliminare o ridurre al massimo le discriminazioni, avrebbe benefici effetti anche sulla famiglia di provenienza. In tutti questi anni di crisi profonda, spesso l’assegno della donna lavoratrice rappresenta una boccata d’ossigeno per il bilancio famigliare, un aiuto concreto verso i figli ed il coniuge.

Chiediamo a questo Governo di promulgare e vigilare con urgenza affinchè tali problematiche vengano moderate o eliminate del tutto; un vero Stato Sociale come quello che noi di Fiamma Tricolore auspichiamo, non può prescindere da un’adeguata considerazione delle forze del lavoro e dalla loro realizzazione economica e morale.

Dislaimer

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