Sul salario minimo

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di G. Ciarcia

Noi il salario minimo lo rivendichiamo dal 1919. Nel famoso programma di Piazza S. Sepolcro insieme ad altri punti di chiara matrice socialista si chiedevano i minimi di paga. Noi veniamo dal socialismo, noi siamo socialisti, socialisti nazionali.
Detto questo niente hanno da insegnarci le forze della sinistra sia questa rossa vetero-marxista, sia questa “fucsia” liberal-progressista.
Ma l’ostracismo del governo a guida Fratelli d’Italia nei confronti della riforma sul salario minimo lascia basiti. Il governo per “lisciare il pelo” al capitalismo si oppone al salario minimo cercando il plauso della borghesia, ma ignora che mettendo più risorse nelle tasche degli italiani a reddito fisso, nelle tasche degli operai, questi potranno soltanto spendere di più e di conseguenza l’economia girerebbe in maniera migliore per tutti, imprenditori e commercianti del ceto medio compresi.
Ancora una volta non possiamo che prendere le distanze da questo governo e dal partito di maggioranza Fratelli d’Italia. Davvero non riusciamo a trovare punti in sintonia con questi signori che fin troppi credono erroneamente eredi del Movimento Sociale Italiano.. mai bestemmia fu così grande!
Gli eredi del Movimento Sociale Italiano siamo noi, sociali non per scherzo ma nella concretezza, gli eredi dello Stato Corporativo e della Repubblica Sociale.
Il salario minimo lo rivendichiamo, ma andiamo oltre, miriamo al raggiungimento della democrazia organica, alla socializzazione dell’economia nel rispetto assoluto della proprietà privata frutto del lavoro a condizione che questa non diventi oggetto di schiavitù per le altre persone.
Così un grande sindacalista socialista come Rinaldo Rigola segretario della Confederazione Generale del Lavoro (da non confondere con la CGIL), nel 1926 motivava la naturale chiusura sostanziale di quel sindacato socialista sino a quel giorno da lui guidato, poiché oramai ritenuto anacronistico in un regime politico avviato da anni sulla strada della più alta redenzione sociale: “Oggi l’Italia appare tutta federata e confederata sia pure con altro spirito e altri fini; oggi la disciplina, la gerarchia, l’accentramento, le magistrature del lavoro sono sulla bocca di tutti. Quegli ordinamenti sindacali che noi ci sforzavamo di ottenere come una creazione autonoma e volontaria della classe operaia, quella collaborazione che non rinnega e non spegne la lotta di classe, tutto ciò è oggi imposto dall’alto al proletariato il quale naturalmente accetta l’imposizione..”. Rigola da socialista appoggerà il corporativismo fascista e ciò gli costerà la denigrazione la gogna e l’emarginazione nel secondo dopoguerra.
Da Rigola a Bombacci, da Corridoni a Corradini, da Giuseppe Solaro a Ezra Pound ecc.. ecc.. abbiamo questi nomi nel nostro pantheon culturale, abbiamo piazza San sepolcro, la Carta del Lavoro e il Manifesto di Verona.
In campo sociale ripetiamo niente ha da suggerirci la sinistra radical-chic, molto avrebbe da imparare la destra di governo.

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