La “Terza Via”, unica alternativa

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di V. Guardino

Sin dalla sua fondazione (26/12/1946), il Movimento Sociale Italiano ha incarnato una concezione avanzata dal punto di vista sociale ed economico. Questa concezione, nota come “Terza Via”, supera al tempo stesso marxismo e liberal-capitalismo, le due visioni del mondo uscite vincitrici della seconda guerra mondiale.
Marxismo e liberal-capitalismo, infatti, sono due strade senza uscita, come ebbe a dire Almirante, poiché sono figlie entrambe di una visione materialistica della società affermatasi con gli “immortali principi” del ‘89, quindi con la negazione di Dio e della Tradizione. Se il liberal-capitalismo subordina i popoli, e i singoli esseri umani in genere, alle logiche del mercato e del profitto, il marxismo dapprima li inganna mediante l’odio di classe e l’invidia sociale, poi li schiavizza sotto un crudele capitalismo di Stato.
Dagli anni ’90 in poi, tuttavia, lo scenario risulta cambiato poiché l’URSS è crollata e l’utopia comunista si è ignominiosamente conclusa. È rimasto solo un nemico da combattere, ovvero quel liberal-capitalismo che, con l’avvio della globalizzazione, si è trasformato sempre più in una tirannia plutocratica a livello mondiale. Il capitalismo odierno, infatti, non tollera in alcun modo sovranità, identità, radicamenti e lavoro stabile; al contrario, esso vuol ridurre il mondo intero ad un piano liscio dove merci e uomini mercificati scorrono senza ostacoli. Tutto deve essere precario, flessibile, sottoposto ad un sistema di banche e di multinazionali che ormai hanno molto più potere dei governi. Persino la famiglia, da sempre roccaforte di amore e radicamento, è stata sottoposta alle logiche del mercato (banche del seme, uteri in affitto, bambini in compravendita quasi fossero giocatoli). Si può dire, senza esagerare, che il capitalismo occidentale di questi ultimi due o tre decenni è divenuto una distopia che ricorda parecchio i regimi comunisti.
Pertanto, oggi più che mai, è necessario lottare per una concezione etica della vita e dello Stato, ossia per una socialità autentica fondata sulla collaborazione tra le classi e sulla funzione sociale della proprietà privata. A nostro avviso, lo Stato, dopo aver recuperato a pieno la sovranità, deve categoricamente intervenire in economia per porre le regole al mercato, per tutelare le eccellenze della produzione nazionale, per restituire linfa vitale alle piccole imprese che rischiano di essere schiacciate da multinazionali straniere. La nostra meta è una rivoluzione sociale che prevede la rappresentanza giuridica delle categorie all’interno dell’apparato statale e l’equa socializzazione degli utili delle aziende aventi un alto numero di dipendenti; ci battiamo altresì per ridare al lavoro quell’alto valore di dignità e di elevazione umana tramite la creazione di impieghi stabili, sicuri e ben pagati che permettano a tutti di rimanere nella propria terra, sposarsi, mantenere dignitosamente i figli. Non crediamo che il futuro del nostro popolo sia l’essere alle dipendenze di un reddito di cittadinanza. Noi siamo contro qualsiasi assistenzialismo che umilia il senso della vita umana asservendola al consumismo di massa, poiché solo il lavoro può far sì che l’uomo dia meglio di sé per il bene della sua comunità.
Lo Stato Nazionale del Lavoro che ci proponiamo di realizzare presume anche l’espulsione, pressoché totale, dei privati dai settori strategici della vita nazionale quali la scuola, la sanità, l’acqua, le infrastrutture. Non si può fare profitto quando è in gioco la vita del popolo, questo è il nostro principio guida. Inoltre, vogliamo ripristinare tutti i diritti sociali sulle pensioni, sull’inserimento lavorativo, sulla possibilità di comprar casa (Mutuo Sociale) e sulla tutela dei bisognosi, diritti che in questi anni sono stati negati da governi servi delle logiche di Bruxelles.
Come si può notare, l’accusa che la storiografia marxista ha fatto al MSI di essere, rispetto al tema dei diritti sociali, il braccio di difesa degli interessi capitalistici, si è rivelata la più miserabile delle menzogne. I nostri avversari non tollerano un programma sociale come il nostro perché rappresenta la sconfitta delle loro perfide teorie e la fine dei loro inumani interessi. Si lasci pure a uomini piccoli, come quelli che popolano il panorama politico e mediatico, di parlare ancora di fascismo e di antifascismo, noi proseguiamo decisi la nostra lotta certi che, al momento propizio, la Provvidenza decreterà il trionfo dei nostri ideali.

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