L’alternativa Corporativa

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di Vincenzo Guardino

Il corporativismo è sempre stato un caposaldo del programma del nostro partito. Ereditato dall’esperienza sociale del Ventennio, il corporativismo concretizza a pieno il comandamento “Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato”. A differenza delle corporazioni medievali, infatti, le quali erano semplici associazioni dei mestieri, le Corporazioni a partire dalla Carta del Lavoro del 1927, trovarono valorizzazione giuridica a livello statuale. Esse raggiunsero l’obiettivo della cessazione della lotta di classe attraverso il controllo dello Stato sulla regolamentazione dei patti di lavoro; la meta era la solidarietà nazionale, ossia la collaborazione tra i vari corpi della nazione, lavoratori dipendenti e datori di lavoro, in nome dell’unità della patria. Non più egoismi di parte dunque, ma senso del dovere di ogni categoria nei confronti della nazione.
Anche oggi occorre riprendere tutto ciò per far sì che lo Stato torni a regolamentare il mondo del lavoro e della produzione, riconoscendo la proprietà privata, frutto di sacrificio e di risparmio, e al tempo stesso tutelando gli interessi di tutte le categorie sociali. Non è più oltre tollerabile che multinazionali straniere sfruttino i lavoratori italiani, precari e senza tutele, e poi scappino all’estero, lasciando i dipendenti al loro destino, per delocalizzare in paesi dove la manodopera è ancora più a basso costo o dove le tasse non si pagano proprio. L’Italia, essendo prima al mondo nel settore alimentare, manifatturiero, turistico, artistico, eccetera, deve cacciare le multinazionali e valorizzare le proprie piccole e medie imprese. Occorre poi trasformare la Camera dei deputati in Camera Corporativa nella quale vi sia la presenza dei rappresentanti di tutte le categorie del mondo del lavoro, della produzione, della tecnica e delle arti. Mediante le corporazioni, lo Stato dovrà intervenire in economia per controllare i settori strategici e per risolvere i contratti di lavoro, assicurando così al popolo le tutele sociali necessarie al suo accrescimento materiale e spirituale: ferie retribuite, salari dignitosi, stabilità lavorativa nella propria terra, diritto alla casa, assicurazione sugli infortuni, diritto ad una pensione dignitosa ed in età non avanzata, socializzazione degli utili delle imprese con alto numero di dipendenti.
Nella nostra visione ideale, le corporazioni dovranno prendere il posto dei sindacati, ormai sempre più appiattiti su posizioni burocratiche e di potere, al fine di ridare sicurezza e pace sociale al nostro popolo, restituendo altresì al lavoro l’aspetto sacro di continuazione dell’opera divina. Di comune in comune, le corporazioni proteggeranno i lavoratori e le loro famiglie, ridando vita ad un’Italia ordinata e prospera, nuovamente consapevole della sua missione nel mondo.

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