RIPARTIRE DAL LAVORO

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Inserire le categorie del lavoro all’interno della scena politica nazionale rendendo così chi presta il proprio ingegno, manuale o intellettuale che sia, all’Italia un membro effettivo di una comunità nazionale organica retta sulle basi della socialità e del corporativismo.
E’ questo quello che, in pieno periodo di guerra, si tentò di realizzare in Italia. La classe dirigente di allora capì bene che solo se valorizzati tutti individualmente e inquadrati all’interno del sistema nazionale i lavoratori avrebbero smesso di sentirsi classe, con tutto ciò che di nefasto questo sentimento ha creato nella Storia dell’umanità, e avrebbero iniziato a sentirsi veramente partecipi di qualcosa di grande, non effimero, mediante il quale avrebbero contribuito a edificare una società giusta ed equa nel vero senso che questo termine deve assumere.
Oggi l’ennesimo esecutivo tecnocratico ha in mente ben altro: il blocco dei licenziamenti si è facilmente rivelato per quello che era in realtà, ovvero uno specchietto per le allodole: la gente continua a perdere il loro posto di lavoro, e questo accade perché le norme sono vaghe e perché molti posti di lavoro non sono regolarizzati e quindi non sono soggetti alle normative statali vigenti.
Se un qualsiasi tipo di attività, una pizzeria, un ristorante, arrivano a chiudere i battenti in seguito alla crisi nella quale il governo Conte li ha messi e dalla quale di certo il Governo Draghi non li toglierà, i dipendenti non possono ovviamente più essere pagati, e finiscono per tornarsene a casa.
Quanto ai cosiddetti strumenti sociali come i ristori o la cassa integrazione bisogna dire in maniera chiara che essi si sono rivelati un totale fallimento: i primi non arrivano, e quando lo fanno sono di molto inferiori alla cifra del guadagno che chi ne usufruisce avrebbe realizzato in condizioni normali, ossia di piena apertura; la seconda viene sempre posticipata di mese in mese, cosa che però non accade con i mutui e con le cartelle esattoriali, che, quelle si, arrivano in perfetta puntualità.
Se Draghi, come appare purtroppo evidente, proseguirà nella politica di Giuseppe Conte, acutizzandone addirittura alcuni aspetti in modo da renderla ancor meno sociale e ancor più liberista, c’è veramente da aspettarsi il peggio.
Il Movimento Sociale Fiamma Tricolore contiene nel suo programma politico gli strumenti giusti per uscire da una crisi che, seppur acuita dalla pandemia, era già in atto in quanto frutto dell’ennesimo cortocircuito del modello di società capitalista, che si sta mostrando sempre meno adatto a governare i popoli, incluso il nostro.
La socializzazione delle imprese, accompagnata dalla nazionalizzazione delle aziende strategiche per la Nazione, devono essere i punti fermi da cui ripartire. Altrimenti non dovremmo stupirci se continueremo a piangere morti sul lavoro innocenti, conseguenza tragica di una gestione privatistica volta solo all’accrescimento del profitto di pochi e per nulla ad incrementare il benessere e la crescita della nostra Italia. Non vogliamo più vedere i Benetton o altre grandi famiglie che pensano solo ai loro interessi banchettare su ciò che dovrebbe appartenere alla Nazione e al popolo. Siam figli della Storia, di un sogno, di un’idea. Riprendiamoci l’Italia, prima che sia troppo tardi.
Daniele Proietti
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