ASSISTENZIALISMO? NO, SOLIDARIETÀ NAZIONALE

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dalla Segreteria Nazionale

Il capitalismo produce disoccupazione, essendo una teoria economica profondamente sbagliata. Il Movimento Cinque Stelle e la sinistra, pronti al sistema e sprovvisti di qualunque tipo di visione economico- sociale, non pensano in alcun modo a rimuovere le cause che provocano la perdita del lavoro, in quanto questo passerebbe per forza da una rottura con il liberismo. Il massimo che queste forze politiche hanno saputo mettere in piedi è il reddito di cittadinanza, che, come i fatti hanno ampiamente dimostrato, più che produrre lavoro ha prodotto un assistenzialismo fine a se stesso. Ad ammettere ciò, di fatto, è stato, recentemente, il padre del reddito di cittadinanza, il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che ha svelato con i suoi numeri il fallimento della misura che avrebbe dovuto consentire a chi non ha lavoro di trovarlo. Illustrando il rapporto annuale sull’attività dell’Istituto di previdenza ha spiegato che due beneficiari su tre dell’assegno sociale non sono immediatamente rioccupabili. Tradotto: il 66% di chi riscuote mensilmente l’assegno, al lavoro non ci pensa proprio. Probabilmente non ha nemmeno i requisiti per essere impiegato per situazioni oggettive ma l’ammissione di Tridico conferma quanto chiaro dall’inizio. E cioè che il «Reddito» in realtà è stato sempre uno strumento di sostegno alla povertà. Un beneficio economico sacrosanto per aiutare chi si trova in uno stato di difficoltà ma sempre spacciato dalla politica del M5s come uno strumento di inserimento lavorativo. Niente di più lontano dalla realtà. I due terzi dei 3,7 milioni di beneficiari della misura, pari quindi a 2,4 milioni d’individui, non risultano presenti negli archivi Inps degli estratti conto contributivi negli anni 2018 e 2019, e sono quindi distanti dal mercato del lavoro «e forse non immediatamente rioccupabili» ha spiegato Tridico. Il restante terzo, che invece risulta presente, rivela in media un reddito pari al 12% delle retribuzioni annue medie dei lavoratori del settore privato in Italia, e solo il 20% ha lavorato per più di 3 mesi nel corso del periodo precedente all’introduzione del sussidio.
Un vero fallimento insomma, al quale il Movimento Sociale Fiamma Tricolore, partito autenticamente nazionalpopolare, contrappone la sua proposta di istituire un salario minimo per gli italiani disoccupati, che permetta agli stessi di vivere dignitosamente in attesa di un quanto mai necessario cambio di sistema in senso corporativo, per il quale ci battiamo da sempre e ci batteremo in futuro.
Solo allora, con il superamento del capitalismo e l’abbandono di ogni ‘sinistra” alternativa, la disoccupazione cesserà di essere per sempre un problema.

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