La Terra dei fuochi.

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di Raffaele Riccardo

Molti parlano di Terra dei fuochi, pochi sanno cosa significa davvero. È LA STORIA del suicidio più drammatico avvenuto nei paesi mediterranei, ovvero l’eliminazione di una grossa parte delle primizie dell’agricoltura a favore dell’economia illegale dei rifiuti, l’avvelenamento dei terreni, la fine per sempre della Campania felix. Sapevamo già tutto. È per questo che quando l’ex boss del clan dei Casalesi Carmine Schiavone si pentí nel 1997  è noto per aver portato, con le sue dichiarazioni alle commissioni parlamentari d’inchiesta, alla magistratura e ai media, alla ribalta il caso della «Terra dei fuochi» vale a dire dei rifiuti tossici nascosti abusivamente dalla camorra nel casertano. «Il traffico e l’interramento dei rifiuti in provincia di Caserta era un affare da 600-700 milioni di lire al mese, che ha devastato terre nelle quali, i veleni venivano sotterrati, Schiavone ha anche spiegato le tecniche utilizzate per seppellire i rifiuti. Si scavavano buche profonde minimo un metro e mezzo e massimo 30-40 metri. È dalla fine degli anni Novanta a oggi i clan della camorra hanno sversato, solo nei 30 chilometri del litorale Domizio “341mila tonnellate di rifiuti speciali pericolosi, 160mila di rifiuti speciali non pericolosi e altre 305mila di immondizia solida urbana”. Inoltre fanghi sarebbero stati tombati a ridosso dei laghi di Lucrino e d’Averno. Insomma un vero e proprio affare miliardario dietro al quale c’erano davvero in tanti, anche imprenditori apparentemente “puliti” che miravano al guadagno doppio e che si trovavano ad incassare dalle Amministrazioni comunali più di quanto pagato alla cosca. In questa maniera si allungava la vita delle discariche autorizzate che si riempivano a un ritmo assolutamente più lento rispetto al normale. E per lo smaltimento i titolari delle ditte “pagavano 500mila lire a fusto” alla camorra a fronte dei “2 milioni e mezzo” che sarebbero stati necessari secondo la procedura normale. Schiavone racconta che “Il sistema era unico, dalla Sicilia alla Campania. Anche in Calabria era lo stesso: non è che lì rifiutassero i soldi. Carmine Schiavone indica alla Commissione Bicamerale sul ciclo dei rifiuti i luoghi precisi dove sono stati interrati anche materiali nucleari, nessuno di questi territori è mai stato bonificato. Il pentito afferma che i Casalesi hanno fatto eleggere sindaci in tutti i 106 comuni sotto la loro influenza, facendo pressione anche su politici di livello nazionale. Un racconto dell’orrore lungo quindici anni, che comincia alla fine degli anni Ottanta e che parla di cave già all’epoca colme di rifiuti tossici, persino nucleari, provenienti dal Nord Italia e da tutta Europa. La cosiddetta “Terra dei fuochi” comprende un’area molto vasta tra la provincia di Napoli e quella di Caserta. In particolare riguarda i comuni di Scampia, Ponticelli, Giugliano, Qualiano, Villaricca, Mugnano, Melito, Arzano, Casandrino, Casoria, Caivano, Grumo Nevano, Acerra, Nola, Marigliano, Pomigliano; dal lato di Caserta ci sono i comuni di Parete, Casapesenna, Villa Literno, Santa Maria Capua Vetere, Casal di Principe, Aversa, Lusciano, Marcianise, Teverola, Trentola, Frignano, Casaluce. Nel tempo il fenomeno si è esteso a tutta la Campania, giungendo anche nella provincia di Salerno. Questa storia infinita comincia in realtà una quarantina d’anni addietro, quando parecchie grandi industrie del Nord, grazie alla camorra, sversano illegalmente di tutto in quella che poi sarebbe stata chiamata la ‘Terra dei fuochi’, a sud di Caserta e nord di Napoli, più o meno tre milioni di abitanti. E il segreto dura… poco, viene tutto messo nero su bianco nei decenni successivi dalle Relazioni della Commissione parlamentare sulle ecomafie, dai Rapporti della Direzione nazionale antimafia e da quelli della Direzione investigativa antimafia, da Legambiente e via via dalle associazioni che nascono da queste parti. Anche come i rifiuti tossici che impregnano queste terre non possono che avere ricadute, pesanti, sulla salute delle persone, bimbi per primi. Nessuno però legge o sente. Le prime stime ufficiale arrivano soltanto il 19 luglio 2012: negli ultimi venti anni “in provincia di Napoli (città esclusa, ndr) si sono avuti incrementi percentuali del tasso di mortalità per tumori del 47% fra gli uomini e del 40% tra le donne, incrementi che sono stati rispettivamente del 28,4% e del 32,7% anche in provincia di Caserta”. Mentre in Italia, negli stessi ultimi venti anni, “i tassi sono viceversa rimasti tendenzialmente stabili” e “al Nord sono addirittura diminuiti”, come certifica lo studio sui Comuni campani dell’Istituto nazionale per i tumori “Pascale” di Napoli. Anche la natura si sta ribellando, sono conosciuti casi di feti animali nati malformati, di animali morti intossicati senza apparente ragione. Come detto tutto ciò va avanti da anni, ma solo adesso ce ne stiamo rendendo conto realmente e la cosa che più fa rabbia è che molti abitanti delle altre regioni, non si creano alcun problema in quanto per loro, il problema è solo dei cittadini della mortificata regione, non considerando che i prodotti Campani vengono esportati in tutta Italia e all’estero e che quindi si può dire che il problema può essere considerato nazionale. Inoltre, tolto questo aspetto, come si può restare indifferenti di fronte a notizie come quelle del piccolo Riccardo uno dei tantissimi, che a soli 2 anni si è ritrovato vittima della “Terra dei fuochi”? Purtroppo per bonificare i nostri territori ci vorranno dei decenni, ma una cosa è sicura, noi cittadini non ci piegheremo e vogliamo credere un’ultima volta nelle istituzioni sperando che si mobilitino in modo deciso per bonificare il suolo e per far si che un giorno, i nostri figli, possano dire che vivono non nel “Triangolo del terrore”, ma nel territorio che dai romani fu definito “Pianura Felix” poiché molto fertile e fiorente.

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