Cassino, 78 anni dopo la distruzione dell’Abbazia

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Di Luciano Alagia.

Sono trascorsi 78 anni da quando, il 15 febbraio del 1944, nel pieno della Seconda guerra mondiale, l’abbazia di Montecassino venne rasa completamente al suolo da un terrificante bombardamento aereo alleato.
Il bombardamento iniziò alle 9:45, quando la prima bomba cadde sull’antico cenobio benedettino.
Fu uno dei più grandi errori bellici tattici, deciso nella convinzione errata che l’abbazia rappresentasse un caposaldo attivo della linea difensiva dell’esercito tedesco.
Il  bombardamento fu annunciato alle popolazioni locali dagli stessi Alleati, con un volantino lanciato all’interno delle granate, per consentire ai civili che si trovavano nell’abbazia di mettersi in salvo.
Ed invece, contrariamente a quanto sostenuto anche sullo stesso volantino, fu proprio il bombardamento a trasformare successivamente le rovine del monastero in trincea; favorendo la difesa della Linea Gustav per altri tre mesi, durante i quali gli Alleati, esattamente un mese dopo, il 15 marzo, distrussero completamente anche la città di Cassino.
Nei soli quattro mesi iniziali del 1944, fino allo sfondamento della Linea Gustav sui monti di Coreno Ausonio (ad opera delle truppe marocchine ed algerine del CEF comandato da Juin) e alla successiva conquista della vetta di Montecassino (da parte delle truppe polacche del generale Anders), rimasero sul campo oltre 130.000 morti tra tedeschi ed Alleati.
Sono passati 78 anni, ma la distruzione di Montecassino e della città sono ancora oggi un chiaro esempio della brutalità della guerra e dei conflitti che, invece, continuano ancora ad essere presenti in molte zone del pianeta.

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