CIÒ CHE RESTA DELLA TRADIZIONE STORICA SOCIALE ITALIANA.

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di Giacomo Ciarcia

 Se lo storico Partito Socialista Italiano sorto nel 1892 come partito dei lavoratori italiani ha avuto un senso e una dignità di esistere questo è stato sino al 1914.
Affogato nel dogma bieco della neutralità assoluta in nome di un utopico internazionalismo, quel Partito Socialista Italiano tra il 1914 e il 1921 si scinderà in tre grandi tronconi di pensiero che qui evidenziamo come amava insegnarci il compianto senatore Giorgio Pisano’.
Il primo troncone è quello scissosi nel novembre ’14 con l’espulsione del Benito Mussolini interventista, sino ad allora popolarissimo direttore dell’Avanti e capo carismatico di quel partito, ed è il troncone che rappresenta l’evoluzione Nazionale del Socialismo che poi troverà più tardi concretezza ed affermazione politica attraverso la nascita del Fascismo, del corporativismo per giungere alla socializzazione della Repubblica Sociale.
Il secondo pezzo è quello che rompe con la vecchia casa del Partito Socialista Italiano nel 1921 con la nascita a Livorno del Partito Comunista d’Italia, il che rappresenta con ben sappiamo la degenerazione burocratica del pensiero socialista.
Il terzo pezzo è quello del socialismo riformista che restando Partito Socialista Italiano rappresenterà più tardi la degenerazione partitocratica del pensiero socialista soprattutto nel secondo dopoguerra poiché nessun progetto politico valido e spendibile rimaneva in quella casa.
In effetti dal 1945 in poi abbiamo assistito ad un cammino graduale ma nettamente inglorioso del Partito Socialista Italiano (attraversato tra l’altro da ennesime microscissioni e reinserimenti) prima a rimorchio nel ruolo di ruota di scorta del Partito Comunista durante la segreteria Nenni per poi finire più tardi a braccetto con la Democrazia Cristiana nei governi partitocratici della storia d’Italia della cosiddetta “prima repubblica”, dove l’unico capisaldo politico consisteva nell’ “arraffare” a volontà come del resto anche oggi.
La degenerazione partitocratica del socialismo come affermava Pisano’ riferendosi a questo, quel socialismo poco socialista al governo con i vari Andreotti, Forlani e sodali, che a parte qualche iniziativa in difesa della sovranità nazionale ad opera di Craxi (vedi Sigonella e l’appoggio alla causa palestinese), niente di buono ha prodotto per l’Italia.
Dopo mani pulite abbiamo assistito ad un vero e proprio cortocircuito e tracollo totale in casa socialista travolta da tangentopoli, che ha portato quegli stessi individui “superstiti” a dividersi ancora (sempre nella disperata ricerca di poltrone e di potere) chi nel centrodestra all’interno di Forza Italia, chi a sinistra con i post-comunisti dei DS, ed infine chi volle mantenere ancora il progetto del Partito Socialista in formato bonsai, oscillando tra la coalizione di centrosinistra e quella di centrodestra con la benedizione di chissà quale loggia.
Da allora sino ai giorni d’oggi una sorta di Partito Socialista Italiano vive e regge tutt’ora seppur in maniera effimera, e con una consistenza numerica molto ridotta ma che a dispetto di ciò riesce sempre a far contare il suo peso politico. Legami occulti? Intrallazzi di potere di cui sono sempre stati maestri e pionieri? Infiltrazioni massoniche?
Dal centrodestra al PD, dal sodalizio con Verdini, a quello odierno con Renzi “federati” assieme ad Italia Viva, l’effimero Partito Socialista Italiano pretende di incidere nell’agone politico italiano da quello centrale a quella locale.
Presenti nei giochi di palazzo se si pensa che il loro segretario Nencini oggi siede tra gli scranni parlamentari con Italia Viva, ma assenti di idee valide e di coerenza ideale, ergo privi di ragioni valide per esistere politicamente secondo la nostra concezione della politica.
Quel che ci interessa è che oggi di fronte ad un minuscolo PSI liberale o liberal-socialista come ama definirsi finito nelle braccia di un Renzi qualsiasi, e di fronte a quella degenerazione comunista del socialismo sorta in Italia nel 1921 ed estintasi settanta anni più tardi come neve al sole, rimane il fatto che di quella tradizione storica Italiana, l’unica valida forma di socialismo adattabile alla realtà sorta da una costola scissasi dall’antico Partito Socialista Italiano nel 1914 è quella di Benito Mussolini, l’idea del socialismo nazionale, l’idea Fascista, dal 1946 la nostra idea missina che continua a vivere ancora oggi nel nostro Movimento Sociale Fiamma Tricolore, e questa la dice lunga su chi ancora oggi detiene impropriamente il nostro simbolo originario e si dichiara conservatore.
[12:03, 12/6/2022] Cerbella Daniele: All’interno del MSI il termine destra scontentò molti e venne usato solo per una semplificazione. E credo che lo stesso valga per il MS-FT.
A questo proposito voglio ricordare alcuni scritti.
Gaetano Rasi sulla Rivista di Studi Corporativi , nel 1987, scriveva , parlando del MSI-DN e di politiche corporative rivolte al futuro “ Se si esamina nelle linee essenziali il comportamento delle forze politiche oggi presenti in parlamento, non c’è dubbio che tra i più accaniti difensori dell’ordinamento politico istituzionale e socio/economico vigente vi sono i comunisti e i socialisti che siedono alla sinistra, mentre i sostenitori del mutamento politico-istituzionale ( Repubblica corporativa e presidenziali sta ) e socio-economica ( cogestione e programmazione concertata ) sono i missini che siedono alla destra. Eppure i primi passano per progressisti i secondi per conservatori reazionari, mentre i contenuti propositivi dimostrano il contrario “
E Giano Accame su Area nel 2001, scriveva “ la vocazione sociale della destra precede quella della sinistra è quasi sempre la supera in concretezza, come nella costruzione dello stato sociale , avviata per primo in Germania con Bismarck e realizzata in Italia da Mussolini. Ma forse conviene, per capirsi meglio, fare una confessione: a destra non amiamo tanto sentirci di destra come invece a sinistra si adora la parola sinistra. Noi accettiamo per strafottenza l’etichetta di destra , ma la sentiamo spesso come una gabbia e siamo spesso tentati di andare oltre, al di là della destra e della sinistra. Non per niente per mezzo secolo la destra italiana si è chiamata Movimento Sociale con evidente richiamo alla Repubblica Sociale, la cittadella di una disperata ultradestra che sconfinava fortemente a sinistra. Sono le contraddizioni che ci appartengono e che dobbiamo non umilmente , ma fieramente accettare “
In conclusione, siamo portatori di tendenze economicamente avanzate e socialmente rivoluzionarie che si elevano “oltre la destra”

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