di Macchiavello
L’ Azienda Autonoma Statale della Strada venne fondata nel 1928. Dal 1946 la denominazione venne trasformata in Anas, ancora oggi in uso. A cambiare nel tempo, negli anni, nei decenni, è stato il modo in cui lo Stato, proprietario di questo ente, se ne è occupato, e quanto, nello specifico, esso possa ancora definirsi pubblico nel senso più vero del termine.
Da ormai molti anni l’Anas è diventata statutariamente una società per azioni, e questo ha finito col peggiorare di molto la qualità dei servizi offerti.
Questo processo di disfacimento, che nel caso dell’Anas in verità già si scorgeva in anni precedenti, accade a molte aziende che decidono di intraprendere questa strada, in quanto si finisce per operare scelte e strategie in funzione del guadagno di chi detiene quote del pacchetto azionario, gli azionisti, appunto, che mangiano fette di una torta di cui dovrebbe cibarsi il popolo italiano.
Sono finiti i tempi del cantoniere, figura popolare di riferimento per la comunità a volte, oggi è la logica del profitto che la fa da padrone.
D’altronde, si sa, per un capitalista vale più qualche utile rispetto a qualche morto per un ponte crollato per scarsa manutenzione.
La soluzione è semplice: lo Stato deve farla da padrone e riprendere il controllo delle aziende strategiche, oggi solo mascherato.
Solo quando determinati settori torneranno ad essere visti come beni nazionali e non come fonti di potenziale guadagno qualcosa potrà davvero cambiare.
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